Palazzo della Podesteria
Questo edificio porta ancora oggi sulla sua facciata principale tracce significative della funzione alla quale venne adibito dal 1384 in poi e della struttura che doveva presentare all'atto della sua edificazione. Inizialmente di dimensioni inferiori rispetto a quelle attuali, il palazzo fu costruito su fabbricati preesistenti e si trovava lungo l'antica via Maior casentinese, nel punto di incrocio tra questa strada e il Borgo di Mezzo.
Le lapidi sulla facciata, benché deteriorate e rese quasi illeggibili dal tempo, rimandano agli anni immediatamente successivi alla definitiva conquista di Arezzo e del suo contado da parte della Repubblica fiorentina (1384). A quell'epoca, anche Subbiano, che fino ad allora aveva fatto parte del territorio aretino, ricevette dai Fiorentini una nuova sistemazione. A rappresentare la sovranità fiorentina fu inviato un cittadino fiorentino, con il compito di amministrare la giustizia civile e, per i reati minori, anche quella criminale, controllando l'attività degli organi deliberanti locali, con particolare riguardo all'imposizione e al pagamento delle tasse e all'amministrazione delle entrate della Podesteria.
L'ambito territoriale di quest'ultima coincideva con l'estensione del territorio degli attuali Comuni di Subbiano e di Capolona. Questo palazzo fu per secoli sede del podestà fiorentino, ospitando presumibilmente anche gli organi governativi locali, sui quali egli aveva compiti di supervisione e controllo. Gli stemmi che ancora oggi si vedono sulla facciata sono, appunto, quelli degli esponenti di alcune delle famiglie fiorentine che qui hanno ricoperto il ruolo di Podestà. Al piano terra del palazzo si intravedono degli archi, ora tamponati, che rivelano la presenza di un antico loggiato.
Detto anche Palazzo Pretorio, proprio perché vi si amministrava la giustizia, questo edificio fu restaurato e ampliato più volte; fino al 1838 restò sede del Podestà. Quando questi fu definitivamente abolito, gli organi di vertice dell'Amministrazione locale si erano già trasferiti nell'attuale Palazzo del Comune.